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Paolo Icaro
La Fondazione VOLUME! presenta Respiro, all'interno dell'esterno dell'interno…, un progetto di Paolo Icaro, a cura di Claudia Gioia, ideato appositamente per gli spazi di Via di San Francesco di Sales.
Paolo Icaro (Torino, 1936), protagonista delle ricerche artistiche degli anni Sessanta, ha assunto da subito una posizione originale nella storia dell'arte italiana e internazionale; vicino all’esperienza dell'Arte Povera ha sviluppato un proprio linguaggio che rinnova la definizione stessa di scultura.
Vissuto tra Roma, Torino, New York e Genova, trasferisce questa sua attitudine nomade alla ricerca sui materiali e sulla forma, sperimentando il divenire dell'azione scultorea in relazione allo spazio.
Per la Fondazione VOLUME! Icaro sceglie di interagire con la storia e la natura emotiva degli ambienti, con la superficie bianca e le sue stratificazioni di senso che evocano le infinite possibilità proprie di un materiale come il gesso, utilizzato in molte delle sue sculture.
L’artista riveste l’interno degli spazi di Via di San Francesco di Sales con teli di polietilene che accarezzano le pareti di VOLUME! facendosi epidermide sensibile e reattiva ad ogni alito di vento e al passaggio dello spettatore. Trasparenze e sovrapposizioni animano lo spazio che, attraverso l’intervento dell’artista, si trasforma in un luogo vivo, capace di restituire la memoria custodita dalle sue pareti.
In questa occasione l’artista reinterpreta alcuni elementi classici della sua poetica, continuando il percorso di sperimentazione sui materiali e sulla spazialità. L'uso della plastica, infatti, ricorda l'intervento realizzato a Roma nel 1968 per il Teatro delle mostre alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, quando decise di ritmare lo spazio espositivo con un telo di polietilene fustellato ( Buchi 1.000.000 + 1, 1968). E il lavoro Tenda nera (1968) dipinto da Icaro fino all'altezza massima raggiunta dalle sue braccia, con questo gesto l’artista trasforma il proprio corpo in unità di misura della superficie.
Mantenendo costante la sua attenzione alla percezione, ora Icaro propone un lavoro che, muovendosi sul fragile equilibrio tra opacità e trasparenza, accompagna lo spettatore in un'esperienza di attraversamento delle emozioni e dei ricordi. Veste e allo stesso tempo smaterializza lo spazio, procedendo per sottrazione elimina ogni inciampo e lascia che il tempo, sedimentatosi sulla ‘pelle’ di VOLUME!, diventi superficie liquida in continuo movimento. La scultura di Icaro dà vita a nuovi spazi e, liberata da aspirazioni di immutabilità ed eternità, ribadisce ancora una volta il legame tra arte e vita.
Paolo Icaro (Torino, 1936. Vive e lavora a Tavullia, Pesaro) partecipa negli anni Sessanta alla stagione germinale dell’Arte Povera e prende parte alle mostre più significative di quegli anni come:Arte Povera – Im Spazio, Galleria La Bertesca, Genova (1967); Teatro delle mostre, Galleria La Tartaruga, Roma (1968);Arte Povera più Azioni Povere, Amalfi (1968); Op Losse Schroeven. Situaties en cryptostructuren, Stedelijk Museum, Amsterdam (1969); When Attitudes Become Form, Kunsthalle Bern, Berna (1969). Nel 1971 si trasferisce negli Stati Uniti, in Connecticut, dove avvia una riflessione ambientale e performativa della sua pratica scultorea, vicina alle correnti dell’arte concettuale e dell’arte processuale. A partire dagli anni Ottanta, dopo il suo rientro in Italia, tiene numerose mostre personali in istituzioni quali: PAC – Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano (1982); Palazzina dei Giardini, Modena (1987); Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento (1995). Nel 2011 partecipa alla 54. Biennale di Venezia. Nel 2014 realizza la mostra personale Appunti di viaggio 1967-2014 presso Peep Hole Milano. Nel 2016 è stato invitato alla XVI Quadriennale d’Arte di Roma e alla mostra L’Inarchiviabile, curata da Marco Scotini presso i Frigoriferi Milanesi. Sempre nel 2016 la monografia Faredisfarerifareevedere, curata da Lara Conte, è stata pubblicata e distribuita da Mousse Publishing. Recentemente ha inaugurato il suo progetto Un prato in quattro tempi presso il Chiostro dell’Università Statale di Milano.
- Mostra: RESPIRO, ALL'INTERNO DELL'ESTERNO DELL'INTERNO...
- Anno: 2017
- Curatore: Claudia Gioia
Paladino Mimmo
Come sfondando la porta che serra un luogo abbandonato, dimenticato, Mimmo Paladino trasforma gli spazi di VOLUME! in uno spazio scenico in cui condurre il visitatore alla scoperta dei meandri di un luogo nascosto tra storia e vita interiore, popolato dai fantasmi che aleggiano sulle macerie del passato. Lungo tutta la pavimentazione sono disseminate un centinaio di sculture in bronzo, che riproducono le forme con cui un tempo i calzolai riparavano le scarpe, accanto ad esse dei passeri, che ne beccano i contorni, unico riferimento ad un esterno, unico rimando alla vita; ad illuminare lo spazio la sola luce delle finestre. Ad enfatizzare la suggestione dell’impianto scenografico, l’artista invita l’attore e regista Enzo Moscato che, durante il primo giorno d’esposizione, legge il testo “sull’ordine e disordine dell’ex macello pubblico”, di cui è egli stesso autore, scritto che racconta, attraverso la sovrapposizione di voci, la condizione di solitudine dei condannati a morte. Illustre esponente della Transavanguardia, Paladino parte dalla pittura, sperimentando poi le contaminazioni tra le diverse forme espressive, nel rappresentare il proprio mondo interiore primordiale e magico, convinto che la pittura sia anche spazio e materia; da qui nasce il suo genius loci, che si sviluppa nella capacità di filtrare la sensibilità e le suggestioni del luogo, suggerendo una visione diacronica della storia, fatta di continui rimandi simbolici tra passato e presente.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2002
- Curatore: Bruno Corà
Pancrazzi – Kirchhoff – Lim
Il progetto Interni Moderni di Kirchhoff, Lim e Pancrazzi, dopo una gestazione di due anni, si è risolto in un coro a tre voci con cui gli artisti, diversi per nazionalità e percorso artistico, hanno visualizzato le sottili esigenze moderne, non riducibili ai soli fattori puramente funzionali, quali comodità e comfort, ma più prossime alle annose questioni dell’ esistenza.
VOLUME!, continuamente alterato ed abitato da situazioni che durano il tempo necessario a non consumarsi definitivamente, con questo lavoro diviene il luogo ideale in cui l’arte, la libertà e la vita tornano ad amalgamarsi.
Una trasfigurazione quasi totale, che però preserva la struttura iniziale, fa spazio alle tre ipotesi che non si esauriscono entro il perimetro architettonico, ma demandano ad orizzonti più lontani.
VOLUME! ha momentaneamente riguadagnato la sua originaria identità abitativa, nello spazio ricreato da Lim, per esempio, in cui i banali bisogni del quotidiano inscritti sulle pareti e fluttuando nel vuoto, guadagnano consistenza e significato diversi. Kirchhoff, invece, inscenando l’ambiente di un albergo con tanto di maggiordomo performer, offre il paradosso di una situazione gradevole ma non a consumo di tutti.
L’ultima parola in Interni Moderni è di Luca Pancrazzi, che dietro una cortina, dove ci si aspetterebbe l’uscita, mini monitor alternano immagini di luoghi interiori e standard, riportando nella zona intima l’orizzonte dei tempi moderni.
- Mostra: Interni Moderni
- Anno: 2005
- Curatore: Angelo Capasso
Paris Marina
Qualsiasi esperienza conoscitiva è, per sua natura, totalizzante, così come qualsiasi esperienza ludica, presupponendo un percorso che parte da un’abnegazione delle proprie consapevolezze, delle strutture precostruite, in cui ci si abbandona per poi ritrovarsi. Il percorso, in cui Marina Paris accompagna chi si addentra negli spazi di VOLUME!, segue le interne dinamiche del gioco, introducendo lo spettatore all’interno di una realtà, fatta dalle tracce familiari dell’infanzia, in cui abbandonarsi; attraverso una trasposizione spaziale, porta un fuori nel dentro, ricreando un odoroso prato verde, abitato dalle voci del parco giochi, stimolando dunque, con una moltitudine di percezioni sensoriali, l’accesso ad uno spazio onirico, dove il rapporto tra realtà e immaginazione è costantemente in bilico. Ecco che, proseguendo nel percorso, questo smarrimento è disturbato dall’insinuarsi graduale di un suono periodico che, nella scansione di un tempo, ci riporta ad una coscienza temporale reale, divorandoci successivamente nell’immagine dell’ultima stanza, da cui il suono proviene; qui, un’altalena appesa al soffitto, ripete all’infinito un dondolio ossessivo, che lentamente sgretola l’intonaco del muro, scagliandosi contro di esso ad ogni oscillazione. Il gioco diventa ossessione, nella violenza della ripetizione, non permettendoci di ritrovare la strada della razionalità, gettandoci nell’incertezza del non riuscire a percepire la distanza tra sogno e realtà.
- Mostra: Parco
- Anno: 2003
- Curatore: Giacomo Zaza
Perego Daniela - Giammetta&Giammetta
Un rapporto dialogico tra arte e architettura, che superi le specificità, integrando le differenti prospettive ed elaborazioni, nella volontà di creare una sinergia d’intenti, non può che generare una combinazione spettacolare e suggestiva; questi gli intenti che animano il lavoro, nato dalla cooperazione tra Daniela Perego, artista visuale, e gli architetti Marco e Gianluigi Giammetta, coadiuvati dall’architetto Luca Binerelli, attraverso una collaborazione-coabitazione, che ha portato alla creazione di uno spazio mentale, immaginativo e reale al contempo. Lo spazio di Volume! diventa un anomalo labirinto, morbido e rassicurante, le cui pareti, bianche e retroilluminate, realizzate con un particolare tessuto elastico, creano curve continue, determinando la suggestiva sensazione di trovarsi in uno spazio organico, in un ventre in cui è dolce smarrirsi, un “dentro”; percorso suggestivo, che conduce, attraverso un piacevole smarrimento, alla visione delle immagini, di Daniela Perego, in cui una donna, rannicchiata su se stessa, si muove appena. Le immagini del video, già sussurrate dal percorso, creano, per mezzo di una sovraesposizione, un’ulteriore relazione con lo spazio che le accoglie e le contiene, oltre ad enfatizzare la sensazione di sospensione, caratteristica questa, di molti lavori dell’artista, nella volontà di annullare i riferimenti temporali, attraverso il contrasto tra la figura e il paesaggio in cui essa è inserita.
- Mostra: Dentro
- Anno: 2005
- Curatore: Raffaele Gavarro
Peris Jorge
Jorge Peris, trasforma gli spazi di VOLUME! in un ambiente coercitivo, tracciando un passaggio obbligato, posto sotto stretta sorveglianza, capace di trasformare il ruolo transitorio dello spettatore, in cavia da esperimento. L’installazione sviluppa una metafora che mette in relazione due realtà del nostro tempo: il censimento visivo, da una parte, di cui siamo tutti vittime, quello della civiltà dell’immagine, del controllo mediatico, di echelon, che pone la vita di ognuno alla mercè dell’immagine riprodotta e riproducibile, alla condizione carceraria, dall’altra, ai suoi metodi obsoleti ed anacronistici, diretto riferimento al carcere di Regina Coeli, limitrofo alla galleria. Attraverso una metaforica coercizione, l’artista vuol sollecitare il fruitore ad una riflessione, nella volontà di risvegliare la coscienza collettiva; l’immedesimazione è garantita dalla fisicità del rumore che rimbomba sui vetri di un corridoio, alla fine del quale, un video riproduce l’immagine di una stanza bianca ed asettica, le cui pareti crollano, una dopo l’altra, mentre il rumore diventa assordante. Quel che resta intatta, è la struttura di Volume!, simbolo forse, della posizione dell’arte, testimone morale di ciò che avviene, di meccanismi socio-politici spesso svilenti; a chiudere, chiave interpretativa del lavoro, uno scatto immortala chi esce, registrandone la trasformazione o semplicemente documentandone il passaggio, rendendolo inconsapevole protagonista dell’opera stessa.
- Mostra: Jorge Peris versus VOLUME!
- Anno: 2003
- Curatore: Lorenzo Benedetti
Pietrosanti Roberto
Alterazioni strutturali, trasfigurazioni totali o parziali hanno trasformato, nel corso del tempo, lo spazio di VOLUME! divenendo, nelle mani degli artisti, strumento congeniale al discorso oppure ostacolo da piegare. Roberto Pietrosanti per il suo intervento ha tenuto conto delle stratificazioni di questo ambiente, e senza invaderlo tutto, ne ha amplificato la storia e l’essenza, procedendo attraverso una rilettura, interpretazione diversa e rinnovata di esso. L’artista ha firmato la sua presenza con la costruzione, presso i due ingressi, di due soli muri di altezza media, crenado così due intercapedini percorribili solo da due visitatori per volta. L'interno di questo spazio minimo, l’artista ha disposto delle sfere metalliche dall’aspetto semplice e complesso, leggero e pesante che, sono apparse come compresse tra le due pareti. L’improbabile collocazione ha contribuito a definire un sistema di forze, un ostacolo alla continuazione del percorso che ha offerto l’opportunità di abbracciare lo spazio nella sua totalità, negandone la fisicità e la consueta idea di area delimitata dall’architettura. E’ in questo sistema di forze in continua opposizione e tensione la chiave di volta dell’intervento che ha costretto l’osservatore all’esterno, invitandolo con insistenza a guardare oltre quel bordo, a spaziare con lo sguardo sovrapponendo al ricordo di quel luogo la nuova esperienza immaginativa.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 2003
- Curatore: Paola Magni
Pirri Alfredo
Alfredo Pirri inaugura lo spazio di VOLUME!, consentendogli di divenire altro da ciò che è stato. Il luogo e l’artista dialogano in un percorso ritmato in vari stazionamenti che svelano tracce inaspettate. Lo scenario è ‘ferito’ da un incisivo taglio nella pavimentazione del corridoio, che rimanda al letto del Tevere, mentre delle sculture in ferro completano l’ambiente. Una scala in legno fa da passaggio/cerniera alla seconda tappa, sull’accompagnamento del rumore di oggetti in caduta libera proveniente da tre altoparlanti stretti nell’angolo. Ogni punto prepara al successivo, fino all’ultima sala, dall’artista detta “del salto”, in cui un’apparente instabile pedana traghetta al termine del percorso, verso una tenda diaframma. In coincidenza dell’intervento di Kounellis, l’artista tornerà a rivisitarne l’impostazione, sistemando lungo la frattura del corridoio cento maschere dalla tormentata espressione sospese su insolite aste e rimescolando, nell’ultima sala, alcuni elementi utilizzati precedentemente. Un leggero strato di calce bianca, si deposita ora sugli oggetti come a renderli asettici, come per “assorbire le cose lasciandone intravedere i contorni e disinfettando il ricordo del lavoro precedente.”(Alfredo Pirri). Luogo e azione creativa si intrecciano divenendo termini essenziali dello stesso discorso, legandosi in un equilibrio in cui l’uno è necessario all’altro.
- Mostra: Senza Titolo
- Anno: 1997
- Curatore: A.Bonito Oliva, P.Montani, D.Lancioni, M.Codognato
Pisani Vettor
Con l’esposizione “Lady Madonna”, Vettor Pisani si serve dello spazio di VOLUME! per elaborare un discorso figurativo surreale-visionario. All’interno di esso articola e dispone eterogenei riferimenti a linguaggi simbolici presi in prestito dalla tradizione massonica, animista, popolare e religiosa, e combinandoli ne attua un’improbabile rielaborazione, congeniale ad una riflessione attorno alla cultura europea, a cui questi codici appartengono. Interviene sullo spazio espositivo senza invaderne l’impostazione originaria, ma attraverso lievi cambiamenti, offre all’osservatore un percorso di metafisica sospensione, apparentemente trasfigurato, in cui le immagini si offrono quali indizi di un enigma. Ne risulta una macchina espositiva il cui cuore è la performance della Madonna delle Sette Spade, l’immagine sacra più popolare in cui s’identifica la malinconia e il doppio simbolo di donna e madre sofferente, tramite tra cielo e terra. La figura è osannata secondo il cerimoniale consueto, azionando i diversi livelli di significazione dell’intera operazione artistica, che alludono sia ad una religiosità rituale dalla matrice antropologica, sia ad un senso filosofico-artistico della Madonna. In filigrana, l’artista mostra la religione quale momento di identità collettiva, ma mescolando sacro e Profano ne ricorda l’intreccio con la politica che troppo spesso scade nella strumentalizzazione di essa, rovesciandone il primitivo valore.
- Mostra: Lady Madonna
- Anno: 2006
- Curatore: Angelo Capasso
Pizzi Cannella Piero
All’interno di VOLUME! anche la pittura si fa interprete di una rilettura di sé, di un ampliamento delle sue potenzialità espressive riversandosi nello spazio, per farsi anch’essa volume. Succede a Piero Pizzi Cannella, con il suo lavoro “Particolare per una camera d’artista”, in cui l’idioma pittorico di sempre si intreccia con l’ambiente circostante senza tradire gli elementi significanti e peculiari della propria tradizione. La consistenza materica di ascendenza astratto informale, la vischiosità del colore che ingabbia la figura, sono infatti costanti espressive che dalla bidimensionalità della tela sono proiettate nello spazio tridimensionale. Il luogo rimane pressocché invariato e l’intervento di Pizzi Cannella si integra al resto riguardando, però, esclusivamente la pavimentazione. Guizzanti lucertole, familiari icone stilistiche dell’artista, liberate dall’angusto spazio della tela invadono l’area. Non ancora del tutto indipendenti, esse rimangono avvinghiate alla materia, che non è più pastosità cromatica ma sempre cemento, distribuito in modo preciso a livello delle piccole immagini anch’esse tramutate in figure metalliche, adesso anche calpestabili. L’installazione è poi completata con l’inserimento di una tavola imbandita a cui siedono diverse persone. Eccezionale presenza umana generalmente evocata, all’interno delle opere, solo dalla sua assenza. Con il lavoro di Pizzi Cannella la dimensione visionaria si è fatta realtà.
- Mostra: Particolare per una camera d’artista
- Anno: 2000
- Curatore: Mario Codognato
Plensa Jaume
Ascolto, osservazione, immaginazione e riflessione, sono i concetti attorno a cui verte l’interpretazione che Jaume Plensa offre a Volume! proponendo ai visitatori un passaggio immersivo e suggestivo che simbolicamente ripercorre il suono dell’interiorità, l’intima pulsione del corpo di un suono preverbale, nella volontà di far emergere l’aspetto comune ad ogni individuo.
Un invito alla comunicazione come superamento delle differenze. Una nuvola rossa, simile ad una materia organica invade gli spazi della galleria, confondendo il visitatore, scandendone il passaggio attraverso la riproduzione di un suono informe, che si chiarifica al sopraggiungere di una chiave di lettura sussurrata, nel mettere a fuoco le lettere degli alfabeti del mondo che scorrono in dissolvenza sul muro. Il suono in questione è quello che l’artista ha registrato, in cinque punti del suo corpo, attraverso un eco-doppler; il macchinario, collocato poi in una stanza totalmente asettica permette ai visitatori di ascoltare il suono del proprio sangue e riceverne il grafico che trova posto sulle pareti della stanza stessa. La struttura architettonica accoglie il suono del sangue come trasformandosi in un corpo vivo, la scoperta che dentro l’uomo c’è un rumore, uguale per tutti è il pretesto per una riflessione intorno alla pluralità dell’esperienza comunicativa e percettiva che si unifica nell’esperienza pacificatrice dell’arte, capace di accogliere le differenze.
- Mostra: Il suono del sangue parla la stessa lingua
- Anno: 2004
- Curatore: Lorenzo Benedetti
Proctor Ruth – Di Martino Ra – Trevisani Luca – Manes Luca – Shoshan Assaf
La Fondazione VOLUME! presenta una rassegna di video arte, che per cinque settimane vedrà i lavori di cinque artisti inserirsi negli spazi di via San Francesco di Sales, per indagare le varie declinazioni di questo complesso linguaggio e le sue molteplici potenzialità. In questa ottica, sono stati invitati, Ruth Proctor, Rä di Martino, Luca Trevisani, Luca Manes e Assaf Shoshan, che si susseguiranno nella programmazione ogni martedì. Ispirandosi al noto brano di Domenico Modugno, il leit motiv che ha guidato la selezione delle opere è la meraviglia, intesa sia come capacità di osservare la realtà con stupore, passione e ironia, sia come volontà di denunciare o porre l’attenzione su dettagli poco visibili.
Ruth Proctor
Artista londinese, aprirà il programma della rassegna con tre video, uno dei quali realizzato appositamente per la mostra, intitolato Something wonderful will happen. Ironia e citazioni, dalle atmosfere legate all’estetica anni ’20, attraversano la produzione dell’artista sin dai suoi esordi. Il video, come materia che esprime al meglio l’idea di movimento continuo è scelto per dare perfetta forma alle performance che l’artista cattura su pellicola.
Rä Di Martino
Artista che gioca col mezzo cinematografico, scomponendone le dinamiche e mettendone in discussione non solo il linguaggio ma anche i meccanismi che internamente lo costituiscono. Preponderante in tutte le sue opere è il tentativo di dare al tempo un ritmo personale, sospendendolo e dilatandone talvolta la dimensione, in un immaginario che supera ogni definizione.
Luca Trevisani
Presenta un corpus di video realizzati nel corso degli ultimi anni, dal forte carattere scultoreo. Questo lavoro affronta tematiche come la trasformazione della materia e il rapporto con la natura, vista come flusso di eventi governati da una processualità osmotica e complessa. Attingendo dalle fonti più inaspettate, come testi scientifici, letteratura e storia ne restituisce i meccanismi attraverso la potenza e la spettacolarità delle immagini.
Luca Manes
Il suo lavoro mescola le peculiarità linguistiche della fotografia e del video, evidenziando le forme di rappresentazione del tempo e dello spazio. Entrambi i lavori esposti riflettono su questo dualismo anche attraverso la rielaborazione di tecniche utilizzate dai pionieri del cinema. Uno sguardo che da forma a livelli e strati più complessi della semplice percezione della realtà e dello spazio-tempo.
Assaf Shosan
Fotografo e videomaker israeliano, trapiantato in Francia e attualmente in residenza a Villa Medici. Il suo lavoro racconta storie di persone che vivono al confine, ritraendo situazioni di difficoltà con intenti non propriamente documentaristici. L’artista parte dalla sua stessa storia per riportare atmosfere in grado di suscitare una naturale immedesimazione e di stimolare una più ampia riflessione socio-politica.
- Mostra: Meraviglioso ….ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso…
- Anno: 2014
- Curatore: Fondazione VOLUME!
Purini Franco
Con La Stanza Rossa, progetto ideato per il programma My Space Rome, Franco Purini trasla e ruota una coppia di pilastri secondo la direzione nord-sud, concentrando il suo intervento in un punto esatto dello spazio di VOLUME!. Attorno alla nuova struttura che viene a determinarsi è tracciata una figura a spirale, una sorta di uovo aperto, materializzato da una parete curva che arriva fino al soffitto. La spirale dà vita a un piccolo vano che incastona i quattro pilastri -i due originali e i due riprodotti- costruendo un piccolo ambiente compresso, una sorta di architettura claustrofobica che concentra sul nucleo plastico che ne costituisce il centro, il suo significato. Questo ambiente misterioso e straniante, dipinto di rosso, è percorribile o osservabile dall’esterno tramite una serie di aperture.
- Mostra: La stanza rossa
- Curatore: Marina Engel