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Ratti Annie

Ratti Annie

Ci sono luoghi “ove il pensier si finge”, luoghi che perdono la loro staticità divenendo prospettive mentali, immagini che ci avvolgono, in parte rivelandosi, in parte nascondendosi, esplicitando quella dinamica, propria della percezione, che unisce determinato e indeterminato in un reciproco completamento, in un allargamento del senso. Invitando l’osservatore a vivere un’esperienza privata, Annie Ratti rilegge gli spazi di Volume! trasfigurando la galleria in un luogo dell’anima. Un lungo pontile di legno conduce lo spettatore all’ultima stanza, sulla cui parete di fondo è installata una grande light-box dalla quale emerge l’immagine di una vecchia scatola che galleggia leggera sul mare, mentre per terra s’intravede, su una coltre di sale, la scritta “I love you”. La luce che l’immagine retroilluminata irradia, riempie lo spazio di una luminosità acquorea, il silenzio e la serenità della visione sono un invito a godere di un’esperienza riflessiva, immaginativa, in cui, il fruitore arricchisce l’opera di infinite chiavi interpretative, tramite suggestioni, pensieri e ricordi. L’arte di Annie Ratti, fa della trasversalità la sua cifra stilistica, da sempre rivolta alle molteplici sperimentazioni del video, della fotografia, del testo letterario, nella creazione di oggetti e ambienti che si relazionano con il corpo, combinando etica ed estetica, riflettendo sugli aspetti percettivi e sulle complessità sociali.

  • Mostra: I love you
  • Anno: 2002
  • Curatore: Lorand Hegyi

Reis Pedro Cabrita

Reis Pedro Cabrita

D’après Piranesì, titolo dell’opera, è un diretto rimando a ciò che ha ispirato il lavoro che Pedro Cabrita Reis realizza a VOLUME!; la prospettiva che l’architetto veneziano prefigura nel Settecento, il “carcere d’invenzione”, si sviluppa, nell’opera di Cabrita Reis, tramite un metaforico richiamo a problematicità contemporanee, alle prigioni mentali in cui il nostro tempo ci costringe, in una dialettica fra ordine e disordine, scontro mai risolutivo tra regime notturno e chiarezza razionale. L’artista decostruisce simbolicamente, ciò che altrettanto simbolicamente sembra aver costruito. Cortine di mattoni rossi, tracciano un percorso ostile, difficoltoso, per sottolineare, attraverso la demolizione di parti di esso, la sua interna fragilità, la debolezza che sottende ad ogni volontà di sbarramento. I profili spezzati dei muri, la luce fredda dei neon, le macerie che occupano il terreno, stimolano una reazione, spaesando l’osservatore in un insieme di “possibili da interpretare”. Mirando allo sfaldamento, alla demolizione del concetto stesso di reclusione, il carcere di Cabrita Reis propone una risposta ardita, irriverente, stimolata da una sensazione d’instabilità, di disagio. Un atto di libertà, dunque, quello dell’artista portoghese, che costantemente si confronta, nelle sue operazioni artistiche con materiali semplici o di riciclo all’interno di una reinvenzione degli spazi, nella coraggiosa volontà di una ridefinizione funzionale di questi.

  • Mostra: D’Après Piranesi
  • Anno: 2001
  • Curatore: Teresa Macrì

Renzogallo - H.Nagasawa

Agli occhi di Renzogallo e Nagasawa VOLUME! è apparso come una struttura indefinita ma con una propria identità storica, che precede il suo presente ritmato dallo stratificarsi di esperienze artistiche. Il lavoro dei due artisti, pertanto, si origina dalla complessa ed invisibile memoria del luogo nel tentativo di registrarla consegnandola agli occhi quale realtà consistente. Lo spazio è così mutato non con l’intenzione di frantumarlo ma di bloccarne la precarietà amplificando la sua sacralità. Entrambi sono partiti da un comune modulo di uguali dimensioni, utilizzato orizzontalmente per Nagasawa, verticalmente per Renzogallo. Il percorso si apre con l’intervento di quest’ultimo nella grande sala, materializzato nel negativo di uno degli archi, consegnato all’osservatore quale memoria dello spazio incorniciata e protetta. L’installazione ha una naturale continuazione nel filtro metallico che riveste e percorre le pareti dello spazio, proteggendone le tracce del tempo trascritte dall’artista con lievi segni. Nagasawa è partito dallo stesso principio, ma concentrandosi sulla pavimentazione dell’ambiente, ricoprendolo interamente di lastre di ottone, punteggiandole con delle botole, sezioni di un esagono spezzato, che contengono qualcosa che non sarà mai rivelato. L’intervento di Nagasawa e Renzogallo ha la forma della necessità di contenere la memoria del luogo, di non intaccarla ma di riportarla al reale, di tutelarla versandovi ancora altra storia.

  • Mostra: Senza Titolo
  • Anno: 2000
  • Curatore: Bruno Corà

Rüdiger Bernhard

Rüdiger Bernhard

Il lavoro di Bernhard Rüdiger per VOLUME! ha completato il primo lotto di esposizioni a cui hanno lavorato Alfredo Pirri prima e Jannis Kounellis poi, realizzando un’opera da lui stesso definita “particolare”, in quanto autonoma e capace di sfuggire ad un senso unidirezionale in favore di una azione di costante rigenerazione del significato. Per raggiungere l’obbiettivo è stato necessario un dialogo tra opera e ambiente espositivo, risolto in parziali modifiche nel punto non impegnato dall’installazione di Alfredo Pirri, che hanno creato una nicchia oblunga, tutt’oggi presente all’interno dello spazio espositivo, conclusa da una finestra e costituita da una volta raddoppiata specularmente nel pavimento. Al suo interno è stata collocata la scultura in materiale ceramico composta da due bracci elicoidali ancorati al pavimento. L’impressione è quella di un movimento avvitato su se stesso e bloccato da una griglia simile al quella della finestra, oltre la quale pare ripetersi la struttura dell’installazione. Il senso di assolutezza e di sacralità che ne è conseguito, è determinato da un’azione di totale integrazione e dialogo tra la porzione di spazio e l’opera, rendendosi l’uno necessario all’altra. Un’ idea di compattezza, sostenuta anche da una luminosità intensa ed omogenea e da una impraticabilità dell’area che ha costretto l’osservatore ad arrestarsi e a sostituire ad una distratta partecipazione fisica, un’adesione intellettiva e mentale.

  • Anno: 1998
  • Curatore: A. Bonito Oliva, P. Montani, D. Lancioni, M. Codognato